venerdì 18 novembre 2011

In viaggio con il lupo -Seconda parte-


Impossibile a questo punto trascurare la progressiva trasformazione della figura del lupo in un elemento temibile, a tratti inquietanti e comunque legato ad un’azione violenta (quella guerriera, appunto). Del resto simile metamorfosi avviene anche presso il Monte Liceo, in Arcadia, presso il quale si compivano riti di antropofagia in onore dell’animale. Qui è lo stesso Giove ad “intervenire” e condannare lo stesso Licaone (capo spirituale di tale culto) alla dannazione, folgorandone la reggia e tramutando lo stesso re in lupo.

Già dall’evo antico quindi la figura lupesca assume connotazioni chiaramente minacciose ed esecrabili dove il regno dei morti è sorvegliato da Cerbero (lupo a tre teste) e Ade, sovrano degli inferi, indossa una pelle di lupo che gli dona l’invisibilità. Anche presso gli Etruschi il Re dell’oltretomba (Ajita) indossa il medesimo pellame e, presso i Celti, il lupo è carnivoro funebre e lo si rappresenta seduto sui posteriori nell’atto di divorare un uomo.


L’evoluzione culturale rende scomoda e pericolosa la vecchia immagine lupesca alla quale si compivano sacrifici propiziatori, trasformandoli, a poco a poco, in gesti di scongiuro: non si prega più perché il Grande Predatore interceda ma perché sia lontano. Ed anche lo Sciamano, che assumeva in se lo spirito della tribù, si trasforma in creatura esecrabile, gettando le fondamenta per il futuro stregone dedito a culti infernali. Certamente le invasioni delle genti nordiche con i loro guerrieri-lupo contribuì a rafforzare e consolidare il rapporto tra le tradizioni scaimaniche-pagane ed il demonio del nuovo culto cristiano; demonio che la chiesa cattolica combatté con campagne di evangelizzazione cruenta proprio nel seno di quelle popolazioni norrene che ben lo rappresentavano.

Così la figura dell’ulfhednar perde l’aura di orrore sacrale per assumere il nuovo carattere di maledizione diabolica, entrando così in pieno nella casistica della stregoneria. Nell’Europa cinquecentesca la figura dell’Uomo-Lupo era ormai inesorabilmente legata con quella dello stregone schiavo del demonio; giunge così alla parabola più bassa il mito del lupo: trasformato da Spirito tutelare e guida delle Anime a demone da evocare quale trastullo di Satana o per soddisfare la sete di sangue grazie al camuffamento animalesco. E sarà in questo status, in cui il sacro ha dato luogo al bestiale, che prenderanno vita le innumerevoli leggende, racconti e fiabe legate al Lupo Mannaro ed alle sue trasmutazioni nelle notti di plenilunio.
Con buona pace dell’Inquisizione la figura del Lupo Mannaro ha la sua massima diffusione in Europa tra il quattrocento e seicento; in questi anni infatti assistiamo ad una vera e propria epidemia di licantropismo al quale vengono attribuite tutte le caratteristiche ed i sintomi utili all’identificazione ed allo sterminio di tale razza satanica. Diviene licantropo chi nasce in occasione di festività cristiane importanti (perché il suo venire in un tempo sacro è vista una profanazione), ma anche dormire a volto scoperto sotto la luna non lascia scampo alla trasformazione. Più spesso si diventa Lupi Mannari per intercessione diretta del Diavolo, che così da origine ad un manipolo di schiavi per il Sabba scegliendoli, ovviamente, tra persone dalla condotta esecrabile.

E poi ancora la persona suscettibile di trasformazione era riconoscibile da alcune peculiarità: corpo eccezionalmente peloso, occhi iniettati di sangue, dentatura ferina e comportamento irascibile. E potremo continuare per molto con miti e leggende create dall’ignoranza popolare e dall’astuzia del braccio inquisitorio. Dopo secoli e secoli di ininterrotta persecuzione il lupo oggi sopravvive a stento in poche aree protette, costantemente monitorate contro la stupidità e nefandezza dell’animo umano. Un lupo che negli ultimi anni pare incrementare a fatica il proprio numero di esemplari, quasi volendo dimostrare che, nonostante le crudeltà e l’immagine temibile attribuitagli, lui ancora c’è. Pronto a riassumere il ruolo che gli spetta: compagno, guida, amico e coraggioso aiutante.

Nelle foreste torneranno gli occhi brillanti dei lupi ed i loro ululati accoglieranno pleniluni più luminosi che mai… pronti, ancora una volta, a guidarci in un modo nel quale continuiamo a comportarci come ospiti disinteressati piuttosto che come figli devoti.

[Di Helvarr di Bibrax.]

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